UNITA: Facciamo luce sul teatro!


Proteggere e liberare le città dai danni provocati da un'epidemia - intimava Sofocle nel suo immortale Edipo - significa innanzitutto conoscere se stessi, prima che un'intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro.
U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) invita tutte le donne e gli uomini che dirigono i teatri italiani, da quelli più piccoli fino ai grandi Teatri Nazionali, a illuminare e tenere aperti i propri edifici la sera del 22 febbraio (dalle 19,30 alle 21,30).

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22 febbraio 2021
L’anno scorso il 22 febbraio ero a Torino, per le repliche del nostro spettacolo L’anima buona del Sezuan di B. Brecht. Si faceva un gran parlare della Cina, ma da diverse settimane io mi ero accorta che anche qui c’era qualcosa che non andava. Quando, per proteggere la compagnia di nascosto - mi deridevano per la mia ansia - ho voluto comprare dell’alcool, non si trovava più. Ricordo una domenica dalle strade deserte, era il 23 febbraio. Mi arrivò una telefonata: chiudono i teatri. Sembrava un film di fantascienza. Le persone con le mascherine in prima fila ci sembrarono un segno sinistro del futuro.
Il teatro è un luogo del pensiero, del cuore, della memoria, della passione, del rigore, dell’amore. Nessuno può chiuderlo e nessuno può chiuderci fuori, visto che il teatro siamo noi, ogni volta che siamo curiosi della vita altrui, ogni volta che ricordiamo, che creiamo, che raccontiamo, che sogniamo, che inventiamo, immaginiamo o raccontiamo a noi stessi la nostra autobiografia. Anche nel chiuso delle prigioni dei tiranni il teatro è sopravvissuto, anche nei lager e nei ghetti invidiosi dell’intelligenza, anche in Siberia, dove esiliavano i poeti.
Ma quello che manca, quando il teatro è chiuso, è la sensazione meravigliosa di essere tutti insieme nella stessa casa, tutti in un solo momento sospesi, con lo stesso respiro, tutti bambini di diverse età in attesa del miracolo della sera, innocenti anche se non si vuole, nudi e veri anche se lo si teme. Quel salto pauroso poi fa felici.
Il Teatro di Russi è per me una folla di volti, voci, ricordi, da quando ero bambina ad ora. Ogni ombra parla e racconta. Era chiuso da vent’anni quando rientrammo per la prima volta, noi della compagnia e gli attori del Laboratorio Permanente Le Belle Bandiere, con la complicità curiosa delle istituzioni. È stato un momento che ci ha reso fieri e fratelli per sempre e che ora stiamo cercando di raccontare nel progetto Archivio vivo. Avevo per la prima volta tra le mani una piccola telecamera, ma ero talmente emozionata che le riprese vibrano tutte. Lo abbiamo visto addormentato e distrutto, il teatro di un tempo, bellissimo e potente. Ha subito cominciato a parlare, svegliando in tutti a catena, a cascata sorpresa, ricordi, racconti, emozioni, lacrime, i fatti da ridere, nuovi progetti. E da allora non ha più voluto stare zitto. Sull’onda delle nostre False Riaperture, spettacoli ambientati tra le rovine e i palchi distrutti, è cresciuto l’entusiasmo e il desiderio di avere un luogo dove si potesse esprimere lo spirito di una terra e accogliere voci da tutto il mondo. Da ogni parte d’Italia arrivarono messaggi che chiamammo ‘mattoni’ che ne invocavano la salvezza. Con l’aiuto degli attori del Laboratorio e di moltissimi cittadini di ogni età, censo, cultura, appartenenza politica, con l’aiuto delle banche e delle associazioni e con il sostegno delle istituzioni il teatro ha ritrovato la sua voce, fatta dalle voci di tutti coloro che ci passano e ci sono passati. Dopo vent’anni di chiusura nel passato vanta ora vent’anni di teatro aperto, tante stagioni. Per una volta si è andati in pareggio con la storia: sull’abbandono ha vinto la cura. Attraverso il nostro lavoro, che tante volte lì ha avuto la sua culla, parlotta in tante parti d’Italia e non solo. Anche ora, sta lì, accucciato, mormora, sospira, in attesa delle persone che ne faranno di nuovo la loro casa. Lunedì 22 febbraio 2021, ha risposto con le sue luci, accese da chi lo ama e ne è riamato, a tutte le luci dei teatri che hanno brillato in Italia, come una volta accendevano i Greci i fuochi sulle colline, in risposta l’uno all’altro e in segno di vittoria.
Il teatro, luogo della libertà collettiva del cuore e del pensiero vive, e noi con lui.

(Elena Bucci)