Corriere della Sera: «Le nostre regine tra mistero e politica»

Due donne, due religioni, due temperamenti opposti, due destini. Due Regine. Mary Stuart vs. Elizabeth Tudor è lo spettacolo che il 24 giugno debutta al Teatro Grande di Pompei, con Chiara Muti ed Elena Bucci protagoniste, nel festival Theatrum Mundi diretto da Roberto Andò. «È il confronto estremo del potere tra due singolari figure femminili, amiche, nemiche - esordisce Elena Bucci che impersona la regina Elizabeth. - È un gioco di specchi, un duello ricco di mistero, tra due visioni opposte della politica, della vita, dell’amore. E, pur essendo una vicenda assolutamente vera, sembra inventata».

La cattolica Mary Stuart, interpretata da Muti, regina di Scozia e anche regina consorte di Francia, per alterne vicende decide di rifugiarsi in Inghilterra sotto la protezione della cugina protestante, che invece la terrà prigioniera per vent’anni e la condannerà a morte: l’8 febbraio 1587 il boia dovette calare la scure per tre volte prima che la sua testa si staccasse dal corpo. «Mary, a differenza di Elizabeth, non è mai stata totalmente padrona di sé - interviene Muti - La sua natura di donna passionale la portava a idealizzare, mentre la cugina era una politica, con una vita priva di passione. Tuttavia Mary fu padrona di sé nel momento della morte, si era preparata a morire in modo eroico, da regina».

La storia tramandata dai documenti imbastisce una drammaturgia parallela da cui emerge che la vita dell’una, Elizabeth, significa la morte dell’altra, Mary. «Tra crudeltà e tradimento, le due donne, che di diritto ricoprivano ruoli regali, erano in un mondo dominato dal potere maschile - riprende Bucci - e se è difficile per le donne, ancora oggi, poter assumere incarichi di comando, figuriamoci a quel tempo». Muti: «Era un mondo soggiogato dagli uomini e lo è tuttora. Un fardello archetipico che ci portiamo appresso e c’è talmente tanto rancore, relativo a questo problema, che siamo arrivati al punto di negare addirittura la differenza tra maschile e femminile. Follia pura, perché uguaglianza tra uomo e donna non significa annientamento dei generi, ognuno deve essere fiero del genere cui appartiene». Nello spettacolo le due Regine si incontrano tra le rovine di Pompei. «Le facciamo incontrare nell’al di là - spiega Bucci - l’una accanto all’altra dopo la morte, in uno spazio astratto: nella realtà Mary ed Elizabeth sono sepolte in tombe vicine nell’Abbazia di Westminster. All’inizio le vediamo costrette nelle rispettive gabbie fisiche e mentali». Muti: «La gabbia in cui sono costrette noi la apriremo, ci autoliberiamo da uno status che ci è stato imposto dal potere maschile».

Perché portare in scena oggi una storia così antica? Bucci: «Dare uno sguardo al passato ci può aiutare a capire il presente. Nella storia vera restano incastrate ognuna nella propria maschera, nella messinscena non vince né l’una né l’altra, le due rivali si abbracciano in un intento di pace. Forse, oggi, un pensiero più femminile potrebbe comporre certi contrasti che generano guerre». Muti: «Il passato è quello che siamo oggi. Queste due donne hanno dovuto farsi la guerra a causa del pensiero maschile, e non si sono mai incontrate». Davvero le donne al comando oggi eviterebbero i conflitti? Bucci: «A volte tendiamo a utilizzare stereotipi maschili nell’esercizio del potere. Penso però che stia vincendo ciò che ci avvicina, rispetto a ciò che ci divide». Conclude Muti: «Il germe della prevaricazione tra donne esiste, ma quando si uniscono diventano una forza».