Fabbrico: Un curioso accidente
dal 15 al 17 dicembre 2023 - Teatro Pedrazzoli, Fabbrico (RE) >>
venerdì e sabato ore 21, domenica ore 17
Un curioso accidente
di Carlo Goldoni
regia Elena Bucci
collaborazione artistica Domenico Ammendola
con Andrea Avanzi, Matteo Baschieri, Mattia Biasotti, Sabina Borelli, Silvia Gandolfi, Paolo Zaccaria
drammaturgia sonora Raffaele Bassetti - scene e costumi NoveTeatro - tecnico luci Gabriele Orsini - produzione NoveTeatro
Note di regia per un viaggio nel tempo
Il
nostro paese è meraviglioso e non smette di stupirmi. Ogni sua regione
rivela angoli inaspettati che raccontano storie infinite. Ho sempre
immaginato che ogni luogo, ogni teatro e ogni piazza potessero esprimere
il loro estro e la loro cultura e allo stesso tempo collegarsi al mondo
attraverso il lavoro di lavoratori, artigiani, istituzioni, artisti e
compagnie. Ho sognato che l’arte di qualità si potesse e dovesse fare
ovunque e non soltanto nelle grandi città. Ho lavorato a lungo per
mettere alla prova questo mio desiderio, creando gruppi, riaprendo spazi
della memoria dimenticati attraverso il teatro, collegando il mio
lavoro artistico con la costruzione di progetti culturali nei territori.
Così, quando Noveteatro mi ha invitato a collaborare alla
creazione dello spettacolo ‘Un curioso accidente’ dal testo di Carlo
Goldoni, ho subito accettato, sull’onda della curiosità, dell’entusiasmo
e della stima. Avevo potuto apprezzare la loro capacità di coniugare
slancio artistico, cura dell’umano e ricerca della qualità, innestandosi
in questa terra viva e solidale, piena di talenti, ricchezze e
domande.
Che
cosa ha da dirci oggi, qui, Carlo Goldoni? Moltissimo. Come tutti
coloro che chiamiamo ‘classici’, ha creato un’opera che resiste al
tempo, rinnovandosi ad ogni lettura, ad ogni generazione. Ci parla di
illusioni ed emozioni di tutti. Ci fa riflettere su quanto
manipolazione, verità e bugia si intreccino negli affetti e nelle
relazioni. Ci fa ridere e sorridere delle debolezze e dei difetti nostri
e altrui. Ce ne innamora. Non è forse questa una bella capacità
dell’arte e di tutto quello che chiamiamo amore?
Certo oggi ci
potrebbe sembrare del tutto superata la situazione nella quale un padre
si occupa del matrimonio della figlia, ci potrebbero risultare
anacronistiche alcune questioni intorno alla morale e al costume, ci
potrebbero sembrare risolte alcune domande sul comportamento decoroso o
meno degli innamorati e ormai emancipati i servi, con tutte le loro
trepidanti domande sul futuro, dal destino dei padroni.
Ma ne siamo
proprio sicuri? Se scrutiamo nel profondo del nostro cuore, se
rivolgiamo lo sguardo a ieri, se ricordiamo i nostri sospiri e stupori
di adolescenti, le nostre preoccupazioni di genitori o educatori, le
nostre paure da adulti, non ritroviamo le stesse emozioni? Se
allarghiamo lo sguardo ad altre culture, lontane e ormai vicinissime,
non ritroviamo quello che eravamo, quello che potremmo essere domani,
aspetti che ci inteneriscono e che ci spaventano?
Goldoni, con la
sua capacità di osservare e riportare il vero attraverso lo specchio
iridescente dell’arte, ci parla come se fosse qui, miracolo del teatro.
In più, scrive pensando ai grandi artisti di quel tempo, attrici e
attori di straordinaria abilità e inventiva che sapevano incantare il
pubblico con il loro virtuosismo. Di loro ci racconta attraverso le sue
pagine che risultano così vivide proprio perché rubate, almeno in parte,
da quanto accadeva in scena, quasi fossero una fotografia di quel
tempo. Goldoni ha voluto innestare il talento pazzo e a tratti disperso
di quei grandi artisti su una storia che raccontasse la vita di ogni
giorno con tali accenti di verità da risultare eterna.
Passare
questi giorni di novembre e dicembre dentro un teatro, mentre il mondo
fuori ci pare sempre più disorientato, è stato un grande privilegio. Per
me attraversare questo testo di Goldoni con artisti e collaboratori
capaci, sinceri e generosi, significa riflettere su cosa significhi
prendersi cura di un patrimonio di cultura e bellezza lasciatoci in
eredità dalla storia e assumersi la responsabilità della potenza
rivoluzionaria delle arti nel presente e nel futuro. Adesso più che mai,
questa scintillante e trepidante ‘ora sulla scena’ mi pare una
ricchezza da difendere, uno dei pochi momenti nei quali una comunità si
unisce nello stesso respiro, nella stessa speranza, mescolando domande,
paura e desiderio. Una luce sempre accesa per chi cerca. (EB)