ANTIGONE QUARTET CONCERTO

una lettura in musica

elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso

cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri
produzione Le belle bandiere
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi

a questo lavoro si intreccia  Antigone - una strategia del rito  (regia di Elena Bucci  - produzione Centro Teatrale Bresciano / collaborazione artistica Le belle bandiere)
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Entriamo nel mondo misterioso della tragedia greca, ci aggiriamo affascinati tra le rovine e gli echi della storia. Grande tragedia di contrasti, l’Antigone di Sofocle affronta un tema antico ma sempre nuovo con una lingua capace di attraversare i secoli, le mode, i mutamenti, le traduzioni. Pare quasi suggerire una musica e una danza perdute che non conosceremo mai.
Al centro è il sentimento di pietà di Antigone verso il fratello che si oppone alla ragione di stato del re Creonte. Attorno a questo nucleo, come in un caleidoscopio di rifrazioni, si generano tutti gli altri contrasti. Siamo due in scena, ma ci moltiplichiamo, diventando tutti i personaggi e cercando di comprendere le loro ragioni: raccontiamo con rinnovato stupore l’antica storia della lotta tra i due fratelli Eteocle e Polinice per la supremazia e il trono, siamo la sorella Antigone che seppellisce il corpo di Polinice contro la legge del nuovo re Creonte e siamo Creonte, che difende la ragione dello stato sopra ogni cosa fino a diventare tiranno. Siamo Ismene, che vuole dissuadere l’irriducibile sorella Antigone in nome della dolcezza della vita, siamo il promesso sposo Emone che affronta con lucida e ribelle passione il padre Creonte per difendere l’amata e invitare il re ad ascoltare anche ragioni diverse dalle sue, siamo le guardie impaurite e attonite, il saggio veggente Tiresia, il coro che osserva, disquisisce, approva, disapprova, si commuove davanti alla morte dei giovani e alla disperazione degli adulti. Quando tutto è compiuto, risuonano come un balsamo le parole di Sofocle che invocano la saggezza, porta della felicità a tutti aperta.
Antigone è stata simbolo di resistenza, lotta, nuove visioni, ribellione ad un potere rigido e oppressivo e ancora oggi la sua vicenda ci induce a riflettere su cosa siano davvero le buone leggi, su quanto debbano abbracciare la complessità delle relazioni umane, su come le tradizioni non debbano diventare prigioni. Ritroviamo in Antigone un pensiero caro e desueto: esiste sempre la possibilità di dire no, di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un ideale, un sentimento, un’utopia. E forse questo esempio potrà sciogliere contrasti e inimicizie in un abbraccio nuovo. Rileggere la tragedia dopo millenni è anche un tentativo di ritrovare un rigore etico e politico che il teatro possa trasformare in un rito collettivo di compassione e comprensione.
La lingua si colora di inflessioni rubate ai dialetti romagnolo e napoletano, mentre la drammaturgia sonora si intreccia alle azioni, creando una commistione dei diversi codici linguistici della musica, del teatro, della danza. La tessitura di parole e suono avvolge e racconta, come se fossimo presenti alla veglia per Antigone, alla veglia per Polinice, alla veglia per tutti gli insepolti che chiedono di non essere dimenticati, alla veglia per una nostra antica identità, per un sogno di futuro e una capacità di dissentire che vorremmo fossero ritrovati.

foto Luigi Tazzari


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foto Umberto Favretto