COLLOQUI CON LA CATTIVA DEA

piccole storie dalla Grande Guerra
una drammaturgia in musica di e con Elena Bucci

musiche originali dal vivo alla fisarmonica Simone Zanchini
cura, registrazione e ricerca dei suoni Raffaele Bassetti - luci Loredana Oddone - collaborazione ai costumi Marta Benini - cura Nicoletta Fabbri

produzione Ravenna Festival, Le belle bandiere
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna, Comune di Russi

debutto: 17 giugno 2014, Artificierie Almagià, Ravenna
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Il viaggio
La mia drammaturgia per parole e musica, pur fondandosi su saggi storici e raccolte di lettere, diari e documenti, non è altro che una cronaca del mio personale viaggio nel tempo alla ricerca di vicende e sguardi di chi, strappato ad un destino apparentemente lineare, ha reagito a cambiamenti inimmaginabili acquisendo una consapevolezza nuova pur rimanendo ai margini della storiografia ufficiale. Mi sono trovata davanti a un fiume di scritture e testimonianze, un gigantesco coro che, attraverso dissonanze e differenze, si accorda in un possente canto contro la guerra che non è ancora stato ascoltato con attenzione. Alle ombre di quel coro, per un tratto breve, tento di dare corpo e voce. Per prime, alle donne, che di fronte alla follia della distruzione, si trovarono a lavorare, creare, curare, consolare, difendere, proteggere.
Immergo le parole nel suono straordinario della fisarmonica di Simone Zanchini - che esplora gamme inusuali e ardite ondeggiando tra cultura popolare e sperimentazione - e a quello della strumentazione elettronica di Raffaele Bassetti che mi accompagna da anni, cercando il ritmo e la musica di vite famose e vite sconosciute ai più, il cui arco mi aiuti a capire la follia di quella parte oscura di noi che io chiamo la Cattiva Dea, ma anche i suoi antidoti.
Ho rimpianto i miei cari e la mia sempre rimandata voglia di interrogarli e registrarli. Ho indagato sulle permanenze di ricordi e documenti nella terra dove vivo per poi allargare l'indagine interrogando persone vicine e lontane che potessero diventare possibili tramiti di racconti originali. Ho tenuto tra le mani per la prima volta le fotografie e le lettere del prozio Berto che da contadino fu tramutato in militare.
Ho visto archivi di reduci custoditi con cura, ho cercato pubblicazioni di diari e lettere, di storie locali e familiari, da quelle scritte nel linguaggio composito e fantasioso che risulta dalla dettatura di analfabeti a scrivani di regioni diverse, a quelle che raccontano di donne che si sono trovate all'improvviso capofamiglia e lavoratrici affrontando responsabilità che ne hanno trasformato azioni e pensieri, generando un originale grido di ribellione contro la guerra.
Ho esaminato raccolte di sentenze che oggi paiono di incomprensibile violenza, ho letto di esilii per qualche parola in più o in meno, ho registrato la crudeltà di un potere militare e politico che considerava bugiardi gli 'scemi di guerra' e disertori soldati che non parlavano nemmeno la stessa lingua e non sapevano perché combattevano e contro chi, ho verificato quanto sia stata bugiarda la propaganda che esaltava l'eroismo e negava le immagini di morte e di mutilazione, ho letto di storie di animali coinvolti nel conflitto il cui destino era molto simile a quello degli umani e ho intravisto un'Italia colorata da molte lingue e culture, traboccante di energia, di miseria e di coraggio, di boria e di onestà, di eroismo, di paura, di sentimenti di gioia e ribellione che riuscivano a tramutare la tragedia in forza di reazione.
Ho visitato trincee che, pur nella luce di maggio, tra il verde e i fiori, erano il buio.
Ora noi annusiamo la fine più volte annunciata di una civiltà e forse l'inizio di una nuova. Chi ascolteremo? Chi parla con la voce della Cattiva Dea?

La Cattiva Dea
Abbiamo imparato dalla storia quanto sia difficile, in momenti di grandi mutazioni dove si fondono energie confuse, paura, speranza, grande vitalità o grande depressione, dare ascolto alle voci più profonde e generose che fanno appello a quanto di misteriosamente simile e autentico riconosciamo uno nell'altro per dare invece credito alle modulazioni - sussurri e grida! - della cattiva dea che divide, scorda, distrugge.
Cosa sia la cattiva dea non so, ma la vedo, la sento, la percepisco e la incontro ogni volta che metto in scena questo lavoro.
Così accadde nei primi anni del secolo scorso fino ad arrivare alla febbre dell'agosto 1914, del maggio 'radioso' del 1915. Si usciva dalla dolcezza tollerante della Belle Epoque, si sognava un mondo rinnovato e pieno di energia, le donne lottavano per avere diritti e voto, per garantire assistenza e salute a tutti, le grandi masse si erano riconosciute ed organizzate per ottenere voce e peso politico, si assaggiava il progresso in forme mai conosciute prima. Eleonora Duse inaugurava la sua libreria per le donne e sembrava a molti, artisti e non, di avere tra le mani gli strumenti per cambiare il mondo.
A dare risposta alle molte domande e inquietudini che accompagnano le grandi trasformazioni, arrivò la guerra.
Le visioni e le speranze cambiano di segno.
Scrive Mario Isnenghi: 'se è vero che nessuno...voleva veramente la guerra, è altrettanto vero che nessuno era disposto a credere...alla pace nei rapporti internazionali come nei rapporti sociali. Così, alla prima occasione, la guerra finì per scoppiare davvero.'
'Solo due giorni orsono i parigini stavano conducendo migliaia di esistenze diverse nella più completa indifferenza o in pieno antagonismo gli uni con gli altri, estranei tanto quanto nemici al di là della frontiera...Ora si affollano abbracciandosi in un istintivo anelito di comunità nazionale.' Ecco E. Wharton da Parigi.
'Estranei si rivolgevano amichevolmente la parola per strada, gente che si era evitata per anni si porgeva la mano...ciascun individuo assisteva ad un ampliamento del proprio io, non era più una persona isolata, ma si sapeva inserito in una massa, faceva parte del popolo e la sua persona trascurabile aveva acquisito una ragion d'essere...' Da Berlino, S. Zweig.
Medita Rilke: ' il passato rimane indietro, il futuro esita, il presente poggia sul nulla...'.
'La guerra aveva mostrato gli artigli e gettato via la sua maschera di bonomia...Si pensava appena al nemico, a quell'essere enigmatico e malvagio in agguato da qualche parte...Non si poteva scorgere altro che gli effetti del lavoro macchinico... questi eventi manifestavano i lineamenti di una forza cosmica, senz'anima, di fronte alla quale l'uomo... scompare...' E. Junger.

grazie a chi, anonimo, mi ha indicato le linee bibliografiche che sostengono la drammaturgia
a Mario Isnenghi, Lucio Fabi, Giovanna Procacci, Antonio Gibelli, Bruna Bianchi, Eric Leed, Andrea Cortellessa, Enzo Forcella, Alberto Monticone per i loro studi che mi hanno orientato
Walter Pretolani che mi ha regalato il libro “Colloqui con la morte” del ravennate Mario Mariani
Alvaro Petricig delle Valli del Natisone, per avermi concesso di visionare l'archivio di suo padre, Paolo Petricig
Carolina Gamberi che mi ha fornito lettere e fotografie conservate nell'archivio di famiglia
Archivio Storico Comunale di Russi | Fondo archivistico Associazione Nazionale Combattenti e Reduci | Sezione di Russi| Ufficio Cultura Comune di Russi, per la visione di materiali non ancora archiviati ordinati da Giacomo Sangiorgi
Maria Pia Russo per avermi fatto conoscere il libro dedicato alle lettere dal fronte di Matteo Russo, "Lettere dal fronte" (1916-1917), interventi di Sebastiano Maggio, Maria Pia Russo, Salvatore Claudio Sgroi, Salvatore Di Pietro, Cooperativa Universitaria Editrice Catanese di Magistero, Catania, 1993.

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foto Maurizio Montanari