DEDICATO A LEO | SEGNI E SOGNI

incontro con il pubblico
racconti e pensieri intorno all'esperienza con Leo de Berardinis

a cura di Elena Bucci e Marco Manchisi

30 marzo 2014, TeTè Teatro Tempio, Modena
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Chi, come noi, ha fatto parte del nucleo storico bolognese del Teatro di Leo di Leo de Berardinis non si è mai fregiato del titolo di erede.
Il linguaggio teatrale di Leo - inedito, originale, anarchico nel miscelare arti e saperi, sorprendente nel creare indimenticabili immagini - era suo e soltanto suo e lo abbiamo sempre capito.
Unica e sulla stessa linea era anche la sua lezione agli attori: partiva dalla trasmissione degli strumenti tecnici della tradizione più antica per arrivare alla maieutica scoperta dell’originale essenza di ognuno di noi, attraverso la relazione con l’improvvisazione, la scrittura scenica, la scelta di maschere e personaggi e l’invenzione di spettacoli e compagnie.
Leo ci voleva tutti diversi, attori autori incamminati per strade autonome ma anche capaci di condividere la scena secondo un uso di codici affini ed un ascolto che ci rendevano quasi telepatici. 
Grande uomo di teatro e di contrasti non voleva eredi, ma antagonisti con i quali divertirsi a duellare, pur con forze e mezzi non comparabili.
In questa occasione non saremo, ancora una volta, per niente eredi, ma, con grande piacere, soltanto testimoni di alcune visioni di Leo che, folgoranti per tanti in passato, continuano a trasmettere fascino anche attraverso i rari segni rimasti, tanto potenti da trasformarsi in sogni.

E mentre scrivo, lo vedo che sorride, no, che un poco ci deride, con la bombetta in testa e il frac. Con il bastone ha appena fatto lo sgambetto a Marco Manchisi.