DELIRIO A DUE

anticommedia
di Eugène Ionesco - traduzione Gian Renzo Morteo

regia e interpretazione, scene e costumi Elena Bucci e Marco Sgrosso

drammaturgia del suono Elena Bucci, Raffaele Bassetti - luci Loredana Oddone - cura del suono Raffaele Bassetti - macchinismo e direzione di scena Giovanni Macis / Viviana Rella - assistenza e cura Nicoletta Fabbri - lampade Claudio Ballestracci - scene realizzate da Giovanni Macis, Michele Sabattoli - foto Patrizia Piccino, Marco Ghidelli, Enrico Nensor - video Stefano Bisulli

produzione Le belle bandiere, TPE Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna
si ringraziano il Comune e il Teatro Comunale di Russi

debutto prima edizione: 9 aprile 2013 - Teatro Astra, Torino
debutto nuova edizione: 5 ottobre 2020 - Teatro Sociale, Brescia

Note di regia
I protagonisti di questo travolgente scherzo teatrale di Eugène Ionesco non hanno un nome proprio, sono Lui e Lei, sono archetipi, incarnano meraviglie e orrori dell’essere due, contraddizioni e conforti dell’essere coppia e dell’essere soli. Hanno bisogno di mettere continuamente alla prova il loro legame e non trovano altra via per amarsi e sopravvivere che dare la colpa l’uno all’altro di ogni mistero della vita come il dolore, la morte, il tradimento. Si illudono così che potrebbero non esistere affatto, se soltanto lo volessero. Attraverso questo meccanismo, si chiudono in un eterno presente, una navicella di sicura inconsapevolezza che li traghetta attraverso l’esistenza. Soltanto i crolli e le esplosioni, pur sfiorando il grottesco, fanno presagire l’esistenza del tempo e della storia e il frantumarsi del mondo occidentale che Ionesco profeticamente disegna.
I ridicoli battibecchi di Lui e Lei sono accompagnati dal controcanto di una guerra civile che divampa fuori del nido dove si consuma la vacua esistenza degli amanti, indifferenti alle bombe, alle sparatorie e alle stragi, quasi rassegnati al crollo di soffitti e pareti. Questo esterno negato rende tragicomico, e a tratti tenero, il loro dialogo intriso di ripetizioni rituali e non sensi, meccanismo inceppato che gira a vuoto, ma rassicura. L’appartamento è disseminato di trappole e percorsi cifrati, come dentro un gioco di ruolo che diventa reale. Lui e lei si sfidano con stratagemmi sciocchi, come spegnere la luce, cambiare di posto i mobili, confondere le informazioni. Mentono e rivelano, per ingannare angoscia e tempo.
Ci raccontano la paura della solitudine, il bisogno di qualcuno che attesti la loro esistenza, l'irresistibile forza comica nascosta dentro le piccole tragedie quotidiane che spesso, nella loro apparente gravità, impediscono di allargare lo sguardo. Appaiono come fragili esseri alla ricerca di un senso e perennemente in attesa di una felicità perduta o rimandata. Misurano la reciproca resistenza, per essere certi della permanenza dell’altro finché morte non li separi.
Si dice che i dialoghi tra innamorati annoino, mentre - dalle comiche di Laurel e Hardy ai film di Woody Allen - i litigi di coppia fanno tanto ridere. In un presente che ci vede sempre più soli con le macchine giocattolo che abbiamo ideato, Lui e Lei ci confermano la necessità della commovente, ridicola, insostituibile ricerca della vicinanza profonda con un altro essere umano, con il quale si possano condividere peso e gioia dell’essere al mondo.

 
 
foto Marco Ghidelli

  
 foto Patrizia Piccino
 
 

 foto Enrico Nensor