DUE

liberamente ispirato all’arte del dialogo in cinema e in teatro

progetto, drammaturgia, scrittura scenica, regia e interpretazione
Elena Bucci e Marco Sgrosso

disegno luci Loredana Oddone
drammaturgia sonora e cura del suono Raffaele Bassetti
costumi Elena Bucci e Marta Benini
collaborazione al progetto Nicoletta Fabbri

produzione Le belle bandiere
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi, Teatro Comunale di Russi


foto Umberto Favretto

Lasciamoci andare un istante. Che male c’è? D’accordo.
Ma chi stabilisce le regole?
(da Faces di John Cassavetes)

Punto di partenza di questa nostra nuova avventura è il desiderio di approfondire il delicatissimo equilibrio e l’indefinibile fuggevolezza dei meccanismi sentimentali e comportamentali della relazione a due con particolare attenzione alla forma del dialogo e con la volontà di indagarli sia attraverso le modalità e le forme sia del teatro che del cinema e della televisione. Nell’elaborazione di una scrittura scenica originale attingiamo al ricchissimo patrimonio di testi teatrali di tanti grandi autori del Novecento – da Harold Pinter a Eugène Ionesco ed Edward Albee, da Tennessee Williams a Eugene O’Neill, da Yasmina Reza a Jon Fosse, solo per fare alcuni nomi - nelle cui opere, secondo prospettive ora drammatiche, ora comiche o grottesche, il tema del rapporto a due e della fragilità dei suoi equilibri diventa punto focale. Ma non dimentichiamo di evocare bagliori da Shakespeare o da Pirandello e nemmeno di indagare le maschere comiche di alcune coppie tra cinema, varietà e televisione. Per quanto riguarda il cinema, ci rivolgiamo in particolare alle opere di due grandi cineasti che hanno individuato nell’indagine delle relazioni un fulcro fondamentale della loro preziosa poetica filmica.
Ingmar Bergman, a partire dal celebre Scene da un matrimonio, con limpida e complessa maestria, riesce a scandagliare la profondità delle implicazioni psicologiche che rendono continuamente mutevole la relazione, i conflitti e gli afflati, i rapporti reciproci di forza e di dipendenza.
John Cassavetes, con un voluto e consapevole gioco di ribaltamenti - da Volti a Minnie e Moskovitz e a Love Streams - sceglie l’imprevedibilità dell’improvvisazione mirata come motore rivelatore di prospettive sorprendenti che minano le armonie e scompaginano le aspettative.
Entrambi, certo non a caso, trovano nel Teatro un punto di riferimento fondamentale, sia come coronamento della loro attività registica che come cuore pulsante di alcune opere filmiche (come in Dopo la prova o La sera della prima). Non si tratta di collage in forma di recital, ma di una creazione attraverso improvvisazione e scrittura a partire da questi materiali cinematografici e teatrali sui quali i due protagonisti, registi e attori in prova, discutono, litigano, concordano. Sull’onda di questi spunti di ispirazione, sempre immaginandoci in un teatro in prova per un nuovo spettacolo o durante la preparazione e le riprese di un film di produzione indipendente, uniti da legami personali e artistici in continua evoluzione, realizzeremo una scrittura scenica in uno spazio disegnato dai corpi, dai movimenti, dalle luci, dal suono, da pochi oggetti, un faro, una telecamera, due sedie, uno schermo, una parete trasparente che lascia intravedere il passato. Qui trovano spazio le molte domande sulla drammaturgia dedicata al dialogo, sul rapporto tra scrittura e improvvisazione, sulle somiglianze e le differenze fra teatro e cinema, sulla misteriosa relazione tra vita e arte, tra narcisismo e dono di sé, amicizia e amore, complicità e rivalità, su cosa significa aprirsi e chiudersi al mondo, sul rapporto tra conformismo e libertà, sull’eterno sogno di poter essere sé stessi, del tutto diversi eppure vicini e solidali.