L'AMANTE

di Harold Pinter
progetto, interpretazione e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso

traduzione Alessandra Serra - drammaturgia sonora Elena Bucci - disegno luci Maurizio Viani - direttore di scena Giovanni Macis - datore luci Gianluca Bergamini - suono Raffaele Bassetti

Ctb Teatro Stabile di Brescia - Ravenna Festival in collaborazione con Le belle bandiere con il sostegno del Comune di Russi

debutto: 18 novembre 2009
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Accanto alla collaudata indagine di rilettura dei grandi testi ‘classici’, e proseguendo un percorso da sempre parallelo, ci rivolgiamo ad un grande contemporaneo per riscoprire l’autenticità di parole più vicine a noi nel tempo.
Harold Pinter, spietato rivelatore di vuote convenzioni e di confortanti assurdità, soprattutto laddove siano mascherate da una presunta tranquilla normalità, con il suo sguardo lucido e crudele allude ad una più vitale possibilità di esistenza, ribaltando moduli e formule della comunicazione.
Questa nuova possibilità di vita nasce dalla coscienza del dolore che genera la sua mancanza e dall’ammissione di un’attualissima incapacità di sapere, o volere, definirla con chiarezza.
Richard e Sarah… ma anche Max e la Puttana…
Siamo di fronte ad un’apparentemente felice coppia borghese che – ribaltando il mito di Anfitrione e Giove, i quali, con le medesime sembianze, restavano uno il marito e l’altro l’amante di un’unica ignara Alcmena – gioca invece al suo interno tutti i ruoli, ammettendo la possibilità disorientante della compresenza di diverse identità in ognuno di noi.
Con folgorante rapidità, in una successione esilarante di quadri dal sapore leggero, nella luminosa claustrofobia della villetta degli sposi, illuminata dal sole accecante di un esterno sempre negato all’azione, il gioco delle relazioni e delle identità si definisce attraverso segni netti e ironici – la cravatta, la malvarosa, i cocktail, i tacchi alti, la panna, i bongo – arricchendosi di toni via via più scuri ed inquietanti.
Costretti in uno spazio senza uscite, se non quelle fittizie di un perimetro che si riavvolge su se stesso, Richard e Sarah devono affrontare la verità mutevole e sfuggente del loro essere insieme.
Da dove nasce la necessità di questo leggero gioco al massacro, divertito e crudele? In cerca di quale libertà, di quale “equilibrio perfetto”?
O per difendersi da quale paura? È un gioco volontario o inevitabile?
E ancora: è ammessa l’ipotesi del bluff?
E cosa accade quando, inaspettatamente, si infrangono le regole?
Affrontando questo testo denso di trappole sottili – che coniuga in perfetta eleganza di stile teatro, cinema e radiodramma, intrecciando tagli ironici e tragici – ci interroghiamo sul mistero dell’attrazione, della noia, dell’amore, della complicità. E del pericolo sempre sotteso al tentativo di costruire un legame unico e inscindibile che, in bilico tra verità e menzogna, può generare… un’alleanza? una prigione? un rifugio? un trampolino?
In assenza di risposte univoche, resta la bellezza del viaggio…

 
  
  
foto Umberto Favretto