L'ARMATA BRANCALEONE

drammaturgia e regia Roberto Latini

con Elena Bucci, Roberto Latini, Claudia Marsicano, Ciro Masella, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Marco Sgrosso, Marco Vergani

scene Luca Baldini - musica e suoni Gianluca Misiti - luci Max Mugnai - costumi Chiara Lanzillotta - foto Guido Mencari
produzione Teatro Metastasio di Prato, ERT / Teatro Nazionale
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L’armata Brancaleone non è un film. Forse, non lo è mai stato.
L’amata Armata è qualcosa che nel tempo è riuscita in un altrove; ne è uscita più volte, e ci ha chiamati lì fuori, a raggiungerla, aspettandoci.
Age e Scarpelli e Monicelli hanno inventato un’immaginazione.
Hanno convocato parole e le hanno rinominate, ribattezzate, nella grammatica aulico-burina di bambini adulti impegnatissimi nella serietà di un gioco antico e modernissimo.
Per certe altezze bisognava avere chiara la sensazione della strada, di stracci e polvere, bastoni e rabdomanti.
Per leggere la leggerezza bisogna scrivere con gli occhi.
Riscrivere.
L’Armata sembra avere uno spettatore ideale: noi bambini, al riparo dall’età, che inquadriamo ogni inquadratura dal nostro punto di vista.
Quanto lì davanti si ricostruisce allora nelle sfumature del presente, del qui e ora, dell’altrove, come il teatro che si finge nel teatro.
Arrivo al pensiero dell’Armata e mi sembra così naturale averne tentazione.
Per gli anni passati alla ricerca della parola senza le parole, a scavare tra il senso e suono, a cercare di toccarle le parole, tra il respiro e la capacità che hanno i grandi testi di tacersi, dopo i recenti Pirandello, Cantico dei Cantici, Goldoni, la maestria di Testori, arrivo a Brancaleone sperando di esservi ammesso come un bambino tra bambini che giocano in cortile. (Roberto Latini)