LE ANIMUCCE SEPOLTE

esercizi di metamorfosi

ideazione e realizzazione Marco Sgrosso

 

"... se l'abitudine ci porta a credere che il teatro debba iniziare con un palcoscenico, scene, luci, musica, poltrone... partiamo sulla strada sbagliata... per fare teatro occorre solo una cosa: l'elemento umano."
(Peter Brook, 'La porta aperta')

“... bisogna essere un po' di pietra e d’albero, un po' di mare e di tuono per ricordarsi la nota originaria... bisogna essere un po' mostri per sentire risuonare la meraviglia e l’orrore di altri mondi...”
(Maria Teresa Di Lascia, “Passaggio in ombra”)
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Nel corso della mia lunga esperienza di attore, regista e pedagogo, ho sperimentato, con stupore sempre rinnovato, come il teatro sia un formidabile strumento di comunicazione, conoscenza e trasformazione.
Per questo ho cominciato a condurre laboratori. L’intento dei miei percorsi pedagogici è cercare di garantire l’acquisizione di elementi utili alla propedeutica professionale e al tempo stesso di fare emergere la creatività individuale, mettendola in relazione con il lavoro collettivo.
In un tempo in cui la comunicazione è sempre più piatta, banale e omologata, la pratica dell’arte teatrale - attraverso l’apprendimento di tecniche volte alla valorizzazione dell’espressione individuale, che è unica e irripetibile - può aiutare a guardare in modo diverso se stessi e gli altri e ad acquisire fiducia nella propria capacità di sentire e di trasmettere emozioni e visioni.
Ci sono molte tecniche differenti per costruire il proprio viaggio nel teatro, io propongo quella che nasce dalla mia diretta esperienza, che si modifica e si arricchisce quando incontro un nuovo gruppo di persone.

LE ANIMUCCE SEPOLTE - esercizi di metamorfosi è un viaggio nelle possibili metamorfosi di ognuno di noi, partendo dalla volontà di creare le condizioni di fiducia necessarie a scandagliarne le diverse possibilità e ad acquisire consapevolezza della propria presenza nello spazio scenico.
Attraverso il lavoro sul corpo e sulla voce e l’esercizio alla gestione della propria espressività, l’attore può fare della sua mutevolezza una perla che brilla, sperimentando l’abbandono alla resistenza e alla gioia dell’improvvisazione - che gli permette di esplorare territori inaspettati e stupefacenti – ma abituandosi al tempo stesso al controllo e alla disciplina, per sviluppare quella capacità di sguardo interno/esterno che gli consenta di approdare ad una forma di autoralità del suo agire sulla scena.
Il teatro ci permette di annullare qualsiasi pregiudizio moralistico e di guardare la realtà con occhi diversi, ci consente di esplorare - attraverso la libertà del gioco - anche forme espressive “estreme” che, partendo dal “naturale” possano spingersi fino a un’idea di “limite”, sia esso ridicolo, orrido, osceno o inquietante. L’anatomia e la vocalità possono trasformarsi fino all’extra quotidiano e l’indagine di queste nostre zone remote può generare reazioni fisiche ed emotive inaspettate, attraverso le possibilità del corpo e della voce. Partendo dall’ipotesi che in ognuno di noi sopravviva il “bambino” che eravamo, cercheremo insieme i “mostri” e gli “angeli” che popolano la nostra immaginazione, il lato oscuro e il lato luminoso che ci portiamo dentro, consapevoli che la natura di queste presenze è sempre differente per ogni individuo, come le memorie, i sogni, le fantasie, le speranze. In questo modo, l’esercizio del teatro ci svela una percezione del mondo dove bene e male non sono necessariamente così distanti e dove la loro rigida classificazione può forse essere inficiata da un dubbio.

La richiesta che faccio a chi vorrà partecipare a questo laboratorio è la disponibilità a ‘rovesciare le apparenze’, con la fiducia leggera di un gioco da inventare insieme. Chiedo a chi vorrà sperimentarsi in questo ‘gioco serio’ di immaginare un’improvvisazione basata su un frammento teatrale oppure su una fiaba o un racconto (anche di propria invenzione) e di portare una musica o un dipinto che li abbia emozionati e abbia smosso ricordi, immagini e sensazioni, con particolare riferimento alla loro infanzia, ed eventualmente uno strumento musicale che siano in grado di suonare.
Su questo materiale di partenza lavoreremo insieme per costruire un breve frammento teatrale, con la possibilità di intrecciare la propria ‘visione’ a quella dei nostri compagni di viaggio.