LE BELLE BANDIERE. SERATA D'ONORE PER I PRIMI VENT'ANNI
a cura di Gerardo Guccini
Questa serata d’onore presenta “La pazzia di Isabella. Vita e morte dei Comici Gelosi”, uno spettacolo realizzato da Bucci e Sgrosso nel 2005, in rapporto di collaborazione culturale con il CIMES e La Soffitta. A seguire:
25 febbraio 2013 - Laboratori delle Arti/teatro, Bologna
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«E, su tutto, lo sventolio, / l’umile, pigro sventolio / delle bandiere rosse. Dio! belle bandiere / degli Anni Quaranta.»
Questi versi di Pier Paolo Pasolini, nel 1977, hanno fornito un titolo alla raccolta postuma dei dialoghi fra il poeta/cineasta e i lettori di “Vie Nuove”: Le belle bandiere (Roma, Editori Riuniti). Nel 1992, vent’anni fa, la stessa espressione è stata adottata da Elena Bucci e Marco Sgrosso che da allora si chiamano “Le belle bandiere”. Non è questione di nostalgia o fede politica, ma il fatto che dietro questa denominazione si agiti «l’umile, pigro sventolio/delle bandiere rosse», qualcosa vuol dire. Vuol dire che il teatro di Bucci e Sgrosso ha anima epica e corpo drammatico.
Ci sono filoni di scrittura scenica che usano le parole dei drammi negandone l’attribuzione a un determinato personaggio e facendole risuonare di per sé, espressioni d’un pensare diretto e coinvolgente. Bucci e Sgrosso fanno piuttosto il contrario, e cioè liberano i personaggi dal dramma, aggredendoli, bersagliandoli di lavoro teatrale, imponendo loro le proprie persone, che sanno di doversi adattare, come su un letto di Procuste, a diverse misure e proporzioni, ma che, nel farlo, non rinunciano a mostrare la lotta di questo continuo disfarsi e rifarsi, ritrovarsi e perdersi. Il personaggio, nel loro teatro, sguscia dal testo e ricompone attorno a sé le parti necessarie del dramma, mostrando come la simbiosi con l’attore possa vincere le distinzioni fra vita reale e immaginaria.
Nel corso di questi corpo-a-corpo fra personaggi e persone, quale può essere la percezione del reale? Credo che l’epica del vivere contagi allora l’artista, popolandolo d’una umanità possibile sulla quale palpitano le “belle bandiere” cantate da Pier Paolo Pasolini.
Ci sono filoni di scrittura scenica che usano le parole dei drammi negandone l’attribuzione a un determinato personaggio e facendole risuonare di per sé, espressioni d’un pensare diretto e coinvolgente. Bucci e Sgrosso fanno piuttosto il contrario, e cioè liberano i personaggi dal dramma, aggredendoli, bersagliandoli di lavoro teatrale, imponendo loro le proprie persone, che sanno di doversi adattare, come su un letto di Procuste, a diverse misure e proporzioni, ma che, nel farlo, non rinunciano a mostrare la lotta di questo continuo disfarsi e rifarsi, ritrovarsi e perdersi. Il personaggio, nel loro teatro, sguscia dal testo e ricompone attorno a sé le parti necessarie del dramma, mostrando come la simbiosi con l’attore possa vincere le distinzioni fra vita reale e immaginaria.
Nel corso di questi corpo-a-corpo fra personaggi e persone, quale può essere la percezione del reale? Credo che l’epica del vivere contagi allora l’artista, popolandolo d’una umanità possibile sulla quale palpitano le “belle bandiere” cantate da Pier Paolo Pasolini.
Questa serata d’onore presenta “La pazzia di Isabella. Vita e morte dei Comici Gelosi”, uno spettacolo realizzato da Bucci e Sgrosso nel 2005, in rapporto di collaborazione culturale con il CIMES e La Soffitta. A seguire:
INCONTRO CON LE BELLE BANDIERE
coordina Gerardo Guccini