MOLTO RUMORE PER NULLA

di William Shakespeare
traduzione, regia e drammaturgia Maurizio Schmidt

Margherita, Antonia, Perpetua: Irene Timpanaro
Hero, Seconda guardia: Silvia Valsesia
Beatrice, Prima guardia: Elisabetta Vergani
Don Pedro: Giusto Cucchiarini
Leonato: Claudio De Maglio
Don Juan, Uvaspina: Antonio Gargiulo
Claudio, Sorba: Luca Mammoli
Messo, Borraccio, Frate: Pino Menzolini
ragazzo: Lorenzo Schmidt
Benedetto: Marco Sgrosso

fiati Cristiano Arcelli - fisarmonica Sara Calvanelli - percussioni Leonardo Ramadori
luci Giovanni D’Apolito - elettricista Marco Pergolini - spazio e oggetti Federico Fè d’Ostiani

direzione musicale: Cristiano Arcelli
aiuto regista: Elisa Zucchetti

produzione: Corciano Festival, Farneto Teatro

16-19 agosto 2017 - Corciano (PG)
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Questa volta Corciano diventa Messina, un borgo cortese, discretamente tradizionalista nei palazzi e discretamente retrogrado per le strade: insomma la Sicilia dell’onore, delle femmine chiuse in casa, dell’amore e dei carrettieri. Il mondo in cui si dice “mizzega”.
Intrighi e beffe: questo è il testo. Una variazione dissacrante di Romeo e Giulietta (le situazioni sono identiche, dalla festa in maschera alla finta morte) e le sorgenti, lì come qui, sono il Bandello e l’Ariosto. Messinese o inglese che sia l’autore, “Much ado about Nothing” propone già nel titolo la sua classica perizia nel gioco di parole, che generalmente sfugge alla nostra comprensione e una stratificazione di senso a disposizione degli interpreti da modulare nei diversi momenti. Il titolo gioca con una massima che deriva dalle favole di Esopo. Quindi applica agli uomini le leggi della fauna favolistica morale.
Scritta nel 1598, “Much ado about Nothing” si riferisce al sentimento di pace e sicurezza che si viveva in Europa dopo la battaglia di Lepanto (1571), un sentimento che forse si provava anche nel Marchesato di Castiglione dopo la morte di Ascanio di ritorno da Lepanto e nel periodo di Fulvio. È proiettandola in questo contesto che possiamo gioire di quest’opera in cui la guerra si fa ‘marry war’: la guerra a parole di cui ogni personaggio si fa soldato. 
Un’opera in tempo di pace, sulla difficoltà di capirsi e amarsi togliendo l’ansia dalle parole, un’opera in cui chi svela gli intrighi è proprio chi strapazza così tanto la parola per la loro candida ignoranza, da essere gli unici veramente comprensibili ed eloquenti.
E ora, concretamente, cosa c’è di meglio per raccontare questa storia che termina in una chiesa, della collina di Sant’Agostino? Perciò accadrà che: il giardino delle Scuole Materne rappresenterà la casa di Lonato dove ci saranno l’arrivo dell’Armata, la festa mascherata, gli intrighi; nell’uliveto, salendo verso Sant’Agostino ci saranno le ridicole scene dell’addestramento della ronda; nel piazzale davanti a Sant’Agostino le scene dell’inganno; all’interno della chiesa di Sant’Agostino ci sarà il mancato matrimonio, il tribunale della ronda presieduto dal sacrestano, l’intrigo del Frate, il vero matrimonio, la cattura di don Juan.