DONNE SULL'ORLO DI UN MIRACOLO ECONOMICO

ispirato al documentario “Una storia comune” di Stefano Bisulli e Roberto Naccari

di e con Nicoletta Fabbri

con lo sguardo di Elena Bucci - cura e drammaturgia del suono Franco Naddei - luci Loredana Oddone - oggetti di scena Claudio Ballestracci

produzione Le belle bandiere
in collaborazione con Comune di Rimini e Regione Emilia-Romagna

grazie a Stefano Bisulli e Pier Paolo Paolizzi per il confronto e l’aiuto, al Teatro Comunale Rosaspina di Montescudo e al Comune di Russi per l’ospitalità in prova
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Nella primavera del 2020, durante la chiusura di ogni attività dovuta alla pandemia, ho ripensato al film documentario “Una storia comune” dedicato ad una generazione di donne romagnole ormai scomparse, che dalla miseria lasciata dalla seconda guerra mondiale si sono trovate a cavalcare i sogni e le ricchezze del miracolo economico. Mi sono accorta che stavo cercando parole e figure che alimentassero la mia fiducia nella trasformazione, nella ripresa, nella possibilità di guardare avanti anche nelle difficoltà più estreme. L'ho ritrovata viva e vegeta nelle protagoniste del film ed è stata l'inizio di una nuova avventura.

Siamo a Rimini. La seconda guerra mondiale, che ha ridotto in macerie l’intero centro storico e la riviera, è finita da poco. Nonostante la miseria e le difficoltà di ripresa la città mette in atto un’opera di ricostruzione veloce ed energica che in poco tempo la fa rifiorire, con la complicità dei turisti che non l’abbandonano e già nel ’46 ritornano a trascorrere le loro vacanze sul mare Adriatico. Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare. Da sempre, ma in particolare negli anni del dopoguerra, chi veniva a passare le sue vacanze in riviera era salutato con calore ed entusiasmo.
Protagoniste di un’economia e di una società che cambia rapidamente, le donne romagnole di quell’epoca sono capaci di provvedere alle infinite necessità delle loro famiglie fronteggiando in molti casi l’assenza degli uomini, sono pronte a uscire dalle case per trovare impiego nelle stagioni balneari, a indebitarsi per avviare imprese e negozi, a inventarsi nuovi lavori.
Alcuni anni fa ho seguito da vicino la nascita di “Una storia comune”, un commovente documentario che attraverso la voce di sei donne racconta questo complesso e mirabolante periodo di trasformazioni, le speranze e le tragedie di un’intera generazione, la ricchezza e la povertà, gli entusiasmi e le disperazioni, le aperture ai nuovi orizzonti, i grandi cambiamenti delle vite di allora.
Sfere private che diventano storia di tutti.
Oggi, mentre osservo un paese in difficoltà ma anche in continua e veloce trasformazione, mi riavvicino a quel pezzo di storia, senza puntare l’attenzione sugli esiti buoni e cattivi di una rapida ascesa dell’economia della costa e di un veloce progresso dell’industria turistica, ma per ascoltare ancora una volta i motivi di chi di chi è stato capace di guardare avanti, di chi ha avuto fiducia, coraggio, estro e determinazione. Di chi, nel dopoguerra, era una giovane donna e aveva davanti un mondo da ricostruire.
Figlia di quel mondo e di quell’epoca, sento risuonare la voce di queste donne in modo familiare, come fossero zie, madri, nonne di una grande famiglia allargata di cui faccio parte.
Unisco al loro il mio bagaglio di ricordi di una riviera che ho amato fin da bambina, che pure mi ha fatto soffrire quando l’ho vista sventrata dagli eccessi di consumo di un’economia del turismo non sempre accorta, ma che ha segnato in modo indelebile la mia infanzia e la mia adolescenza. (NF)
 
 
 
 
 
 
 

 


foto Dorin Mihai
 
illustrazione Roberto Ballestracci
 
 

foto di famiglia, estate 1980