LA GIAGUARA

allestimento site-specific di “BIMBA - inseguendo Laura Betti e Pier Paolo Pasolini” >>

drammaturgia e interpretazione Elena Bucci

drammaturgia del suono e registrazioni Raffaele Bassetti - costumi Nomadea
produzione Centro Teatrale Bresciano, Le belle bandiere, Emilia Romagna Teatro
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi

Ho accolto con piacere l’invito a portare questo spettacolo anche fuori dai teatri, in spazi all’aperto e in luoghi particolari e ho messo a punto una versione speciale, rinunciando all’apparato della scena per puntare sulla forza della parola e della musica. In tempi nei quali il teatro tanto rivive e si diffonde mi pare una bella sfida ritrovarne le radici, l’estrema sintesi e semplicità. (EB)

scheda in sintesi

«Mi ha sempre incuriosito Laura Betti, con la sua aria da bimba tremenda, ma da quando ho cominciato a studiarla davvero me ne sono invaghita: ho scoperto una figura poliedrica, cangiante, libera, vasta, piena di contraddizioni. Ho accumulato qualsiasi materiale video, audio, cartaceo, fotografico mi passasse accanto, le sue sorprendenti canzoni estorte ad illustri autori, registrazioni di interviste e spettacoli, spezzoni di film. Ho saccheggiato la sua onirica autobiografia tanto voluta da Pasolini, quella che porta come titolo Teta Veleta, due parole inventate proprio da lui bambino per significare “il senso dell'irraggiungibile, del carnale (…) qualcosa come un solletico, una seduzione, un'umiliazione.”
Scovo per caso, tra le bancarelle bolognesi di una fiera, il libraio antiquario che l’aiutò a ricostruire il tesoro di prime edizioni donate al Fondo Pasolini da lei creato. Lui ricorda che non aveva una sedia abbastanza grande per lei. Incontro il nipote. La inseguo a Bologna, a Roma.
Leggo i suoi scritti e quelli di chi l’ha conosciuta. Leggo e rileggo Pasolini, stupita ogni volta dalle sue profezie e dalle sue limpide visioni. Non si fatica a capire come potesse essere per lei, da lui chiamata Bimba, un amore e una ragione di vita, un punto fermo, un eterno viscerale confronto.
Tengo un diario e intono un dialogo immaginario, provo a conoscerla, a riconoscerla, la trovo, la perdo e la cerco ancora, pur sapendo che non la troverò mai. Perché mai dunque tanta entusiasmante fatica? Attraverso di lei studio la libertà e tutti i suoi rischi, cerco la lingua del teatro e dell’arte di un’epoca esplosiva, ricca di genialità, visioni e contrasti. Pur essendo ieri, pare lontanissima. Voglio ricordarla e desiderarla, nel grigio spaventato del presente». 

scheda completa 

Chi sei tu che mi guardi con l’aria di una bimba sempre diversa in ogni diversa fotografia? Imbronciata, sorridente, con aria di sfida, libera e dolorosa, repellente e seducente, giovane e antica, spaventata e piena di rabbia? Ti inseguo da immagine a immagine, imparando a memoria le tue parole attorcigliate, indagando indiscreta la tua vita, le tue amicizie, i tuoi amori, il tuo legame misterioso eppure così trasparente con Pier Paolo Pasolini, del quale sei diventata vestale. Basta guardarvi insieme nelle foto per avere l’illusione di esservi accanto, di comprendere e poi, subito dopo, non comprendere più nulla, come accade accanto alle persone libere.
Sei stata famosissima e ora quasi dimenticata come spesso accade alle figure di talento vissute troppo vicino ai geni controversi dal destino infausto.
Attratta dalla tua forza magnetica, nella quale mi specchio, non riesco a sottrarmi alle tue domande imperiose e al tuo volere e mi distraggo da ciò che dovrei fare per avventurarmi in sentieri pericolosi e mal documentati dalle carte.
Ti inseguo, ciao, addio, arrivederci, a presto.

Mi ha sempre incuriosito Laura Betti, con la sua aria da bimba tremenda, ma da quando ho accettato di ispirarmi a lei per una scrittura e uno spettacolo e ho cominciato a studiarla davvero me ne sono invaghita: ho scoperto una figura poliedrica, cangiante, libera, vasta e piena di contraddizioni come piace a me. Ho accumulato qualsiasi materiale video, audio, cartaceo, fotografico mi passasse accanto, le sue belle canzoni, i video dei suoi spettacoli - come quello con la regia di Mario Martone che documenta la sua 'Disperata vitalità' - la sua onirica autobiografia Teta Veleta, frase inventata da Pasolini e da lei per definire la fame di vita e di piacere. Scovo per caso, tra le bancarelle bolognesi di una fiera, il libraio antiquario che l’aiutò a ricostruire il patrimonio di prime edizioni donate al Fondo Pasolini da lei creato. Incontro il nipote. La inseguo a Bologna, a Roma.
Leggo i suoi scritti e quelli di chi l’ha conosciuta. Leggo e rileggo Pasolini, stupita ogni volta dalle profezie e dalle limpide visioni. Nonostante creda di conoscerle, si animano con il passare del tempo di nuove rifrazioni. Non si fatica a capire come potesse essere per lei, bimba, un amore e una ragione di vita, un punto fermo, un eterno viscerale confronto.
Tengo un diario e intono un dialogo immaginario, provo a conoscerla, a riconoscerla, la trovo, la perdo e la cerco ancora. Perché mai tanta entusiasmante fatica? Mi insegna la libertà e tutti i suoi rischi, lo scialo generoso del genio e del talento, l’insofferenza animale verso l’ipocrisia. Cerco la lingua del teatro e dell’arte di un’epoca esplosiva, ricca di genialità e di contrasti che pare lontanissima, nonostante sia ieri. Voglio ricordarla e desiderarla, nel grigio del presente.
Laura Betti ha per me quell’aura che le personalità coraggiose e di talento spandono tutt’intorno come un profumo, come l’odore delle belve: diventa parola, canto, scena, luce, musica, danza, discorso ininterrotto con chi ci ha preceduto e chi ci seguirà. Vedo in lei una guerriera irriducibile i cui terribili, spaventosi, indimenticabili capricci diventano atti di ribellione alla noia, alle menzogne e al conformismo, vie per trasformare il dolore. Bimba, la chiamava Pier Paolo Pasolini. La conosceva bene.

si ringraziano: Comune di Bologna, Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio e Teatro Comunale di Russi, Cineteca di Bologna, Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna e Fondo Laura Betti per il prezioso lavoro di ricerca e documentazione e per la possibilità di consultare i materiali,  Gabriele Trombetti per la gentile concessione di materiale fotografico, video e interviste e tutti coloro che hanno voluto raccontarmi di lei

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