LA GIAGUARA
drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci
drammaturgia del suono, interventi elettronici e registrazioni Raffaele Bassetti - luci Roberto Passuti - costumi Nomadea
produzione Le belle bandiere
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi
Ho accolto con piacere l’invito a portare questo spettacolo anche fuori dai teatri, in spazi all’aperto e in luoghi particolari e ho messo a punto una versione speciale, rinunciando all’apparato della scena per puntare sulla forza della parola e della musica. In tempi nei quali il teatro tanto rivive e si diffonde mi pare una bella sfida ritrovarne le radici, l’estrema sintesi e semplicità. (EB)
scheda in sintesi
«Mi ha
sempre incuriosito Laura Betti, con la sua aria da bimba tremenda, ma da
quando ho cominciato a studiarla davvero me ne sono invaghita: ho
scoperto una figura poliedrica, cangiante, libera, vasta, piena di
contraddizioni. Ho accumulato qualsiasi materiale video, audio,
cartaceo, fotografico mi passasse accanto, le sue sorprendenti canzoni
estorte ad illustri autori, registrazioni di interviste e spettacoli,
spezzoni di film. Ho saccheggiato la sua onirica autobiografia tanto
voluta da Pasolini, quella che porta come titolo Teta Veleta, due parole
inventate proprio da lui bambino per significare “il senso
dell'irraggiungibile, del carnale (…) qualcosa come un solletico, una
seduzione, un'umiliazione.”
Scovo per caso, tra le bancarelle
bolognesi di una fiera, il libraio antiquario che l’aiutò a ricostruire
il tesoro di prime edizioni donate al Fondo Pasolini da lei creato. Lui
ricorda che non aveva una sedia abbastanza grande per lei. Incontro il
nipote. La inseguo a Bologna, a Roma.
Leggo i suoi scritti e quelli
di chi l’ha conosciuta. Leggo e rileggo Pasolini, stupita ogni volta
dalle sue profezie e dalle sue limpide visioni. Non si fatica a capire
come potesse essere per lei, da lui chiamata Bimba, un amore e una
ragione di vita, un punto fermo, un eterno viscerale confronto.
Tengo
un diario e intono un dialogo immaginario, provo a conoscerla, a
riconoscerla, la trovo, la perdo e la cerco ancora, pur sapendo che non
la troverò mai. Perché mai dunque tanta entusiasmante fatica?
Attraverso di lei studio la libertà e tutti i suoi rischi, cerco la
lingua del teatro e dell’arte di un’epoca esplosiva, ricca di genialità,
visioni e contrasti. Pur essendo ieri, pare lontanissima. Voglio
ricordarla e desiderarla, nel grigio spaventato del presente».
scheda completa
Chi sei tu
che mi guardi con l’aria di una bimba sempre diversa in ogni diversa
fotografia? Imbronciata, sorridente, con aria di sfida, libera e
dolorosa, repellente e seducente, giovane e antica, spaventata e piena
di rabbia? Ti inseguo da immagine a immagine, imparando a memoria le tue
parole attorcigliate, indagando indiscreta la tua vita, le tue
amicizie, i tuoi amori, il tuo legame misterioso eppure così trasparente
con Pier Paolo Pasolini, del quale sei diventata vestale. Basta
guardarvi insieme nelle foto per avere l’illusione di esservi accanto,
di comprendere e poi, subito dopo, non comprendere più nulla, come
accade accanto alle persone libere.
Sei stata famosissima e ora
quasi dimenticata come spesso accade alle figure di talento vissute
troppo vicino ai geni controversi dal destino infausto.
Attratta
dalla tua forza magnetica, nella quale mi specchio, non riesco a
sottrarmi alle tue domande imperiose e al tuo volere e mi distraggo da
ciò che dovrei fare per avventurarmi in sentieri pericolosi e mal
documentati dalle carte.
Ti inseguo, ciao, addio, arrivederci, a presto.
Mi
ha sempre incuriosito Laura Betti, con la sua aria da bimba tremenda,
ma da quando ho accettato di ispirarmi a lei per una scrittura e uno
spettacolo e ho cominciato a studiarla davvero me ne sono invaghita: ho
scoperto una figura poliedrica, cangiante, libera, vasta e piena di
contraddizioni come piace a me. Ho accumulato qualsiasi materiale video,
audio, cartaceo, fotografico mi passasse accanto, le sue belle canzoni,
i video dei suoi spettacoli - come quello con la regia di Mario Martone
che documenta la sua 'Disperata vitalità' - la sua onirica
autobiografia Teta Veleta, frase inventata da Pasolini e da lei per
definire la fame di vita e di piacere. Scovo per caso, tra le bancarelle
bolognesi di una fiera, il libraio antiquario che l’aiutò a ricostruire
il patrimonio di prime edizioni donate al Fondo Pasolini da lei creato.
Incontro il nipote. La inseguo a Bologna, a Roma.
Leggo i suoi
scritti e quelli di chi l’ha conosciuta. Leggo e rileggo Pasolini,
stupita ogni volta dalle profezie e dalle limpide visioni. Nonostante
creda di conoscerle, si animano con il passare del tempo di nuove
rifrazioni. Non si fatica a capire come potesse essere per lei, bimba,
un amore e una ragione di vita, un punto fermo, un eterno viscerale
confronto.
Tengo un diario e intono un dialogo immaginario, provo a
conoscerla, a riconoscerla, la trovo, la perdo e la cerco ancora.
Perché mai tanta entusiasmante fatica? Mi insegna la libertà e tutti i
suoi rischi, lo scialo generoso del genio e del talento, l’insofferenza
animale verso l’ipocrisia. Cerco la lingua del teatro e dell’arte di
un’epoca esplosiva, ricca di genialità e di contrasti che pare
lontanissima, nonostante sia ieri. Voglio ricordarla e desiderarla, nel
grigio del presente.
Laura Betti ha per me quell’aura che le
personalità coraggiose e di talento spandono tutt’intorno come un
profumo, come l’odore delle belve: diventa parola, canto, scena, luce,
musica, danza, discorso ininterrotto con chi ci ha preceduto e chi ci
seguirà. Vedo in lei una guerriera irriducibile i cui terribili,
spaventosi, indimenticabili capricci diventano atti di ribellione alla
noia, alle menzogne e al conformismo, vie per trasformare il dolore.
Bimba, la chiamava Pier Paolo Pasolini. La conosceva bene.
si ringraziano: Comune di Bologna, Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio e Teatro Comunale di Russi, Cineteca di Bologna, Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna e Fondo Laura Betti per il prezioso lavoro di ricerca e documentazione e per la possibilità di consultare i materiali, Gabriele Trombetti per la gentile concessione di materiale fotografico, video e interviste e tutti coloro che hanno voluto raccontarmi di lei
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